VOX, VOCIS: antichi erboristi

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VOX, VOCIS: antichi erboristi

VOX, VOCIS: antichi erboristi

Ascolta "Antichi Erboristi" su Spreaker.

Una storia, anzi una relazione, iniziata giusto qualche milione di anni fa, quello tra le erbe e l’uomo, anzi tra una bacca e l’uomo.

Gira infatti la voce che un nostro lontanissimo progenitore, masticando un'erba o una bacca, si accorse che gli dava un senso di benessere, un sollievo: qualcosa di diverso e che andava oltre la semplice sazietà. Felice di questo decise di masticare nuovamente quell’erba, o bacca, ed ebbe gli stessi risultati.

Potremmo azzardare di dire che fu il primo erborista?

A parte leggende e storie, i primi uomini non erano solo cacciatori ma anche raccoglitori di erbe, di frutti, di radici, che utilizzavano non solo come nutrimento ma anche come medicamento per le ferite e contro i dolori del corpo e dell’animo. E come lo facevano? Adattando i loro ritmi di vita a quelli delle piante, costruendo le loro case dove era più facile avere a disposizione erbe e piante indispensabili alla sopravvivenza. Un po' di istinto, tanta esperienza quotidiana, una buona dose di capacità di osservazione, a volte qualche mal di pancia, insegnarono presto all'uomo come utilizzarle.

Nell’antichità c’erano i medici ma erano figure ben diverse da come le conosciamo oggi. Si occupavano sì di curare, operare ma erano soprattutto esperti di rimedi naturali, anche perché non avevano altro a disposizione che piante ed erbe.

Lo sapevate che a Tebe nel 1873/1874, l'egittologo tedesco Georg Ebers acquistò un papiro al quale darà anche il suo nome?

Il Papiro Ebers. Semplice e normale shopping per un egittologo. Non proprio, perché non è un semplice papiro, risalente al 1550 a.C circa, è una raccolta di regole per numerose malattie, con la descrizione dettagliata dei rimedi, meglio delle piante e delle erbe e della loro posologia. Un vero e proprio concentrato di formulazioni, rimedi naturali e prescrizioni mediche.

Ma lo sapevate che molti anni prima che fosse scritto il papiro di Ebers gli egiziani avevano già scoperto ed utilizzato l'olio di ricino?

Facciamo un salto nel tempo per arrivare nell’antica Grecia. Un attimo, giusto per saperlo, gli etruschi usavano cipolla e aglio per le proprietà antibatteriche, il timo per quelle vermifughe, camomilla e mirto per distendere i nervi.

I Greci proteggevano la loro virtù più grande, la voce, con l’erisimo, anzi l’erba del cantante.

Sapevano bene quanto fosse importante preservare lo strumento che permetteva loro di comunicare, raccontare, cantare e tramandare.

Ora un piccolo indovinello.

Quando si parla di medicina antica, qual è il primo nome che ci viene in mente? Giusto! Ippocrate, considerato il fondatore della medicina scientifica e conosciuto in tutto il mondo per il giuramento che ancora oggi viene pronunciato dai medici prima di iniziare la professione. Per curare i pazienti, Ippocrate faceva uso principalmente di piante officinali: l’issopo contro tosse e raffreddore, la belladonna per febbre e cefalea, il giusquiamo nero come sedativo e analgesico. Ovviamente all’epoca le proprietà di questi rimedi erano conosciute solo parzialmente, ma la medicina di Ippocrate era incentrata sull’idea che il corpo fosse in grado di curarsi da solo. E i rimedi naturali erano concepiti per aiutare le difese dell’organismo, sempre da accompagnarsi ad una dieta equilibrata, fatta di cibi caldi e freddi.

Soprattutto era contrario alla tradizione medica magico-religiosa, infatti sosteneva che la volontà degli Dèi non fosse la causa dei malanni. Giusto per saperlo, inventò la "cartella clinica" e fondò la scuola di Cos nel V secolo a.C.

Se nominiamo Ippocrate dobbiamo nominare anche il più celebre medico e uno dei più grandi scienziati del II secolo d.C., considerato il diretto discendente di Ippocrate.

Galeno di Pergamo, farmacologo, filosofo, clinico e politico. Secondo lui alla medicina servivano sia la ragione sia l’esperienza, credeva che i tessuti fossero composti dai quattro elementi della fisica aristotelica, con le rispettive qualità: acqua (liquido), terra (secco), fuoco (caldo) e aria (freddo). Pergamo fu il medico dei gladiatori.

E dopo aver presentato come di dovere i due protagonisti indiscussi dell’evoluzione medica andiamo in farmacia, o meglio in una spezieria, per dare un’occhiata anche ad un erbario.

Partiamo con una visita in un’antica spezieria, un luogo quasi incantato. Immaginate di entrare in questa bottega e di essere immediatamente avvolti dal profumo buono e pungente delle erbe e delle spezie. Ora guardatevi intorno: su tutte le pareti, vetrine piene di vasi e barattoli odorosi colmi di preparati medicinali, su un bancone di legno alambicchi vari, una bilancia quella con i due piatti e i pesetti, mortai e frantoi. Ora chiedete il permesso allo speziale, il titolare, di curiosare un po' anche nei cassetti; troverete pinze per cavare denti e bisturi di tutti i tipi ma anche libri e libretti di farmacia, chimica e medicina e la vacchetta scritta a mano dei preparati medici.

Vacchetta?

Si, si chiamava cosi una sorta di libretto o registro, ricoperto con pelle di vacchetta. Insomma un vero e proprio laboratorio dove si preparavano e si vendevano medicamenti a base di erbe e piante. Veniva appunto gestita dallo speziale considerato un personaggio dal grande carisma e profondo conoscitore di erbe medicinali con cui preparava elisir, medicamenti, rimedi, unguenti e sciroppi.

Famose sono le spezierie dei Monasteri.

In quelli più grandi e importanti si potevano trovare un Monaco infirmarius e un monaco medicus, oltre ad uno spazio dedicato all'infermeria, un piccolo ospedale al quale erano annessi sia la farmacia sia il giardino delle piante medicinali, e il locale dei salassi, una sorta di moderno ambulatorio. Giusto per saperlo: nel medioevo le spezierie monastiche si specializzarono sempre di più fino a diventare vere e proprie officine farmaceutiche: i monaci si preoccuparono di conservare e tramandare le conoscenze scientifiche arrivate sino a loro dall'antichità come i trattati di Galeno. Dobbiamo proprio ai monaci la trascrizione e la trasmissione delle opere antiche di carattere medico-scientifico e di carattere botanico. D'altronde i monaci erano, quasi, gli unici a saper leggere e scrivere.

Prima ho detto una parola fondamentale: Erbario.

Ma cos’è un erbario? E' un vero e proprio testo di botanica che descrive con scritte ed illustrazioni le singole specie, con lo scopo di evitare la confusione in cui può incorrere il lettore nel tentare di riconoscerle. Si ritiene che la loro creazione fosse un'esigenza molto sentita da parte degli studiosi e degli utilizzatori già nel mondo antico dove però le forme di espressione erano diverse, per esempio pensiamo alle rappresentazioni vegetali che si ritrovano in alcuni templi egizi… il primo vero e proprio erbario scritto di cui parla la storia potrebbe essere stato quello preparato da Crateva per Mitridate, Re del ponto.

Ma gli erbari stampati e illustrati hanno tutta un'altra storia. Agnes Arber, studiosa del settore, nel 1912 pubblica “Herbals their Origin and Evolution, un importante testo/catalogo con un preciso elenco dei primissimi erbari pubblicati.

Perché perdere tanto tempo a disegnare piante?

L'obiettivo degli erbari era quello di permettere l'identificazione delle specie, descriverle alla perfezione e classificarle per non incombere, quando si usava una pianta, in errori anche mortali.

Per concludere questo veloce viaggio nel mondo delle erbe e delle piante, diciamo pure nell’erboristeria, dobbiamo ricordare tre dei cosiddetti padri della botanica: nei primi decenni del XVI secolo il mondo della botanica medica tedesca vide brillare tre personaggi eccezionali, definiti appunto i padri della botanica Otto Brunfels, che pubblicò nel 1532 “Herbarium vivave icones”. Hieronymus Bock, che pubblicò un erbario nel 1539 Leonardo Fuchs, 1501-1566, docente, botanico e medico. Consigliò l'uso dell'idroterapia per curare diverse malattie e soprattutto le affezioni febbrili, si interessò alle manifestazioni della lebbra e ai relativi metodi per curarla Una curiosità: tra i suoi disegni figura anche la prima immagine del mais che sia mai stata riportata su un erbario.

In questo episodio abbiamo conosciuto solo alcuni degli antichi “erboristi”. Ippocrate e Galeno sono la prima idea di “medico” e Brunfels, Bock e Fuchs sono i più conosciuti per i loro erbari.

E poi, erbe, piante, spezie si possono utilizzare non solo come rimedi naturali ma anche in cucina. Che ne dite di preparare una ricetta insieme con l’erba del cantate? Proprio con lui, con l’erisimo che abbinato a un po' di liquirizia in polvere darà vita ad una gustosissima insalata.

A proposito di erbe e piante…

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Gli integratori non vanno intesi come sostituti di una dieta alimentare variata ed equilibrata e uno stile di vita sano. Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni d’uso.

La ricetta: insalata primavera all'Erisimo e liquiriziaUn’insalata facile, veloce, sfiziosa, non la solita insalata!

Ingredienti

Mezzo cavolo cappuccio viola

2 rape bianche

1 avocado

1 zucchina romana

1 cipolla di tropea

1 mela granny smith, quella verde!

1 limone

Olio extra vergine d’oliva qb

Sale qb

10 gr di erisimo essiccato

Una punta di cucchiaino di polvere di liquirizia

Iniziamo! Prima di tutto dobbiamo far bollire 10 minuti le rape bianche. Nel frattempo prepariamo una sorta di salsa con due tazzine da caffè di olio extra vergine, succo di un limone, un pizzico di sale, polvere di liquirizia e l’erisimo essiccato.

Mescoliamo il tutto e passiamolo con un minipimer a immersione, mettiamo da parte.

Trascorsi 10 minuti togliamo le rape dal fuoco e sciacquiamole sotto l’acqua fredda e asciughiamole.

Ora tagliamo le verdure! Cavolo cappuccio, eliminare le foglie esterne e la parte del torsolo e con la mandolina, o un coltello, affettiamolo a fettine sottili... e via dentro una ciotola capiente.

Aggiungiamo le rape bianche tagliate a quadrotti non troppo grandi, la zucchina cruda grattugiata, la cipolla tagliata sottilissima, l’avocado e la mela a quadrotti grossolani.

E ora dobbiamo condire il tutto con la salsa all’erisimo e liquirizia.

Due fette di pane ai cereali, un bicchiere di the freddo all’erisimo e buon appetito!